Una nuova generazione ha fatto irruzione sulla scena politica italiana. Il Terzo sciopero globale per il clima ha dimostrato come anche in Italia esista un potente movimento ambientalista in pieno sviluppo e ascesa. C’è un dato quantitativo che impressiona: oltre un milione di giovani sono scesi in piazza in tutto il Paese, nella sola capitale si sono raggiunte le 200 mila unità. Solo il movimento femminista ultimamente è riuscito a raggiungere tale risultato. È da molti anni, infatti, che non si assisteva ad un fenomeno del genere, forse dal 2013.
La partecipazione alla vita pubblica è stata sistematicamente osteggiata e in molti casi criminalizzata. La sensazione di impotenza e di non avere capacità e forza di incidere sulla realtà che ci circonda è un sentimento comune e generalizzato. La disgregazione sociale, resa cronica da una crisi economica che dura da quasi dieci anni, e il disorientamento ideologico, coltivato da alcune forze politiche come il M5S (come si fa a far finta di essere contro la Tav e, allo stesso tempo, essere a favore della chiusura dei porti?), hanno condotto progressivamente il cittadino verso l’isolamento, l’individualismo e il rifiuto della politica. La grande partecipazione allo sciopero per il clima ha creato un varco in questo quadro fatto di passività e immobilismo.
Il dato qualitativo è altrettanto sorprendente: hanno manifestato giovani che, sia per la loro età e sia a causa dell’assenza in questi anni di grandi momenti di protesta, non avevano mai partecipato in vita loro ad una manifestazione. Il loro “battesimo” è stato imponente: quando la testa del corteo ha raggiunto piazza Venezia, la coda era ancora a piazza della Repubblica in attesa della partenza. I corpi erano a stretto contatto fra loro, a tratti non si camminava per la folla. I volti erano determinati e gli sguardi entusiasti. L’apporto delle scuole è stato determinante e la spinta del Ministro Fioramonti inedita: dichiarando che chi non fosse andato a scuola per partecipare alla manifestazione sarebbe stato giustificato, è riuscito a sottolineare l’importanza del momento, riaccendendo i riflettori su quale sia il compito effettivo dell’istruzione nei confronti dell’intera società. Molti professori hanno ripreso fiducia nel loro ruolo. Si è creato un ambiente accogliente e sicuro per tutti dove ognuno si è percepito necessario per cambiare la situazione e ha capito che solo stando insieme è possibile farlo. È un movimento giovane, e per questo deve crescere, ma allo stesso tempo sembra avere la capacità di far crescere ciò che lo circonda. Molti ragazzi e ragazze, la sera, a casa, avranno sicuramente raccontato ai propri genitori la propria esperienza avviando un confronto. Inoltre, questa sensibilità sempre più diffusa per la difesa dell’ambiente contribuirà sicuramente a rafforzare i molti conflitti disseminati sul territorio come il TAV, il TAP, le trivellazioni, ecc.
Altre considerazioni di carattere generale: quando c’è un movimento globale, come quello contro il cambiamento climatico, anche nel nostro Paese ci sono le condizioni per creare movimento; i movimenti generalmente rifiutano i leader, ma quando ci sono, come nel caso di Greta, facilitano mediaticamente la circolazione dei contenuti della protesta; il movimento è in pieno sviluppo, come dimostra l’affermarsi di alcune tematiche prima assenti come la critica anticapitalistica al modello di sviluppo industriale e la lotta contro la concentrazione della ricchezza delle multinazionali responsabili dei disastri ambientali.
L’obiettivo è quello di attraversare questo movimento, con umiltà e in tutte le sue contraddizioni. È un qualcosa che va oltre e per questo impossibile da controllare, ma a cui ognuno può dare il suo contributo e da esso ricevere forza e consapevolezza. La sinistra ha una grande responsabilità in tal senso, oltre ad avere l’opportunità di costruire un’altra narrazione e un altro immaginario, contrapponendosi anche al movimento di destra, razzista e reazionario, di Salvini contro i migranti (se la foresta Amazzonica non è di Bolsonaro ma di tutti, allora tutti sono cittadini del mondo). Se il movimento contro il cambiamento climatico in Italia riuscirà a mantenere la sua indipendenza, se avrà la capacità di dettare l’agenda politica, se esprimerà radicalità nelle azioni e nei contenuti, potremo dire che è iniziata una nuova stagione fatta di cambiamento. Alla questione ambientale, infatti, sono legate tutte le altre questioni: da quella democratica a quella migratoria, da quella economica a quella del lavoro, da quella alimentare a quella degli stili di vita.