Il decreto sicurezza Salvini in discussione in questi giorni alle camere non penalizza solo il processo di inclusione e regolarizzazione dei migranti creando disuguaglianze, guerre fra poveri e nuovo razzismo utile solo a distoglierci dai reali problemi come la necessità di ridistribuire le ricchezze e un idea di sviluppo sostenibile del paese. Il decreto introduce anche provvedimenti che riducono gli spazi di libertà individuale e aumentano le misure di repressione verso il dissenso e le lotte sociali. Un atto politico che va verso la costruzione di un paese autoritario che lede i diritti fondamentali delle persone, in cui il potere si concentra nella mani pochi, favorendo i poteri economici dominanti, chiudendo gli spazi di agibilità democratica dal basso. Un altro tassello per rendere i cittadini sudditi non in grado di difendersi, sotto controllo e maggiormente esposti alla repressione se non si rispettano i dettami che il governo varerà in futuro. Una concezione politica aberrante che vuole risolvere le gravi difficoltà sociali come se fossero un problema di ordine pubblico e quindi con l’impiego della coercizione e con la violenza.
In particolare si vogliono introdurre le seguenti misure :
Introduzione dei taser (pistole laser troppo spesso mortali) in dotazione ai comuni con più di 100 mila abitanti.
Si estende il daspo urbano anche per chi viene accusato di aver commesso un reato minore solo per il fatto di essere sgradito alle autorità politiche.
L’aumento delle condanne per manifestazioni con pene che vanno fino ai 6 anni di reclusione per assemblee , sit in e cortei che possono interrompere temporaneamente il traffico stradale.
La criminalizzazione di chi occupa edifici abbandonati per usi sociali e abitativi con pene esagerate che arrivano fino ai 4 anni e mezzo.
Inoltre si incrementa il possesso delle armi, facilitandone la vendita e la detenzione in modo da far circolare in strada un maggior numero di armi da fuoco favorendo così le industrie e il commercio di armi.
A queste misure si aggiungono le già approvate riforme dell’ordinamento carcerario che intensificano le pene e smantellano le misure alternative di detenzione, unico rimedio per abbassare i livelli di reiterazione dei reati e favorire il reintegro nella società.