Apriamo la campagna, lanciamo una prima assemblea pubblica
Lo slittamento della sentenza per le condanne chieste in merito ai fatti dello scorso 14 dicembre 2010 ai danni di 26 imputati ha imposto una riflessione più ampia rispetto alle nuove strategie repressive messe in campo dalla controparte di Stato. Il prossimo 23 giugno ci ritroveremo a dover parlare di come e quanto le prove addotte dal pm Luca Tescaroli siano in realtà una fumosa invenzione giudiziaria mossa invece da un chiaro intento politico, di come e quanto le battaglie politiche espresse da un piazza di centinaia di migliaia di persone (ormai 5 anni fa) fossero state un primo punto di non ritorno nella sperimentazione di una nuova tattica di contenimento e lotta al dissenso sociale.
Nei giorni in cui si è ripreso il dibattito sulla campagna La piazza è del Popolo ci siamo trovati ad incrociare inevitabilmente più argomenti e più analisi sullo stesso piano, evitando di analizzare e interpretare i fatti del #14D come fossero un compartimento stagno, scollegato da una dimensione di conflitto più ampia che, proprio a partire da quella grande mobilitazione di piazza, ha visto alternarsi momenti di alti e bassi propri di un movimento che, indipendentemente dalla sua capacità di farsi egemone nella società, ha subito una forte campagna di criminalizzazione e repressione che ne ha via via fiaccato le forze e, conseguentemente, le aspettative. Il paradigma secondo cui l’aumento della crisi avrebbe determinato un aumento incondizionato della lotta e del conflitto non si è dimostrato tale, imponendo una riflessione non tanto e non solo sui meccanismi di resistenza quotidiana, quanto su una doverosa capacità di farsi fronte e non lasciare che le lotte di questi ultimi anni ci lascino in eredità solo arresti, ammende, condanne pecuniarie e misure cautelari.
In una riflessione che si vuole complessa e complessiva, dunque, non si può omettere che proprio in questi mesi si sono susseguite una serie di operazioni che stanno via via puntellando il dispositivo di repressione oliato dalla controparte. Pensiamo alle condanne per i No Tav e per i fatti del luglio 2011, al teorema dell’associazione a delinquere affibbiato a 17 compagni a Palermo, fino agli arresti bipartisan per i fatti di Cremona e alle operazioni preventive verso il 1°maggio milanese con applicazione di misure cautelari; pensiamo all’inizio del procedimento per il 31 ottobre 2013 di Roma, al processo per i fatti del 15 ottobre 2011 (per il quale già alcuni stanno scontando pene spropositate) e ai 18 compagni e compagne che il prossimo 11 e 12 maggio subiranno la requisitoria e la richiesta di condanne da parte del pm Minisci, che li ha portati alla sbarra con l’accusa pesantissima di devastazione e saccheggio e l’ingiunzione di pagamento di lauti risarcimenti.
Nell’ultimo periodo, infatti, sono sempre di più i casi in cui alla responsabilità politica e giudiziaria dei militanti si affianca il tentativo di comprometterne la vocazione militante con l’ingiunzione di pagamento di pesanti provvisionali o sanzioni amministrative, trasformando di fatto la possibilità dell’impegno politico in un attento calcolo economico che, in tempi di crisi, rappresenta un deterrente politico molto più efficiente di tante misure cautelari. È a partire da considerazioni come questa che vorremmo allargare lo spazio di discussione e confronto all’intera città, mettendo in moto un meccanismo capace di restituirci una dimensione comune di lotta e solidarietà che per troppo tempo ha latitato in questa città.
Facendo nostre le date di mobilitazione dell’11 e 12 maggio nell’ambito del processo per il 15 ottobre 2011 e lanciando fin d’ora una mobilitazione in occasione della sentenza per il processo relativo al 14 dicembre 2010, lanciamo una prima assemblea pubblica di confronto per venerdì 15 maggio presso l’Università La Sapienza, Facoltà di Lettere.
Campagna “La Piazza è del Popolo”